lunedì 12 marzo 2012

12 Marzo Festa di San Massimiliano protettore degli Obiettori di Coscienza. Scritto tratto dagli "Atti del Martirio di San Massimiliano"

Storicità degli ATTI DEL MARTIRIO di S. MASSIMILIANO in un intervento di Padre Angelo Cavagna, sacerdote dehoniano, presidente del Gavci di Bologna.

San Massimiliano di Tebessa. Un santo antico e moderno

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Preghiera a Gesù "Principe della Pace" per intercessione di SAN MASSIMILIANO
"obiettore martire"
"Gesù "Principe della Pace" (Is 9,5), per intercessione di San Massimiliano, giovane PROTETTORE dei giovani OBIETTORI, fa che siano (siamo) veri "Operatori di Pace" (Mt 5,9), aprendo il cuore a "Dio" che "è amore" (1 Gv 4,8). Pieno l’animo della tua Pace, fa che la portino (portiamo) nelle famiglie, nella società, fra i popoli e nel mondo intero. Sull’esempio tuo e di San Massimiliano, che ha regalato al carnefice la veste nuova militare per il cui rifiuto subì il martirio, dona ad essi (a noi) di opporre mitezza a violenza, perdono a odio, e di escludere ogni uso omicida, personale e strutturale, della forza. Infondi a tutti i battezzati la fedeltà alla NOVITA’ DELL’AMORE, che tu hai portato sulla terra: "Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori" (Mt 5,44). Possa così compiersi in essi (Mt 5,9). AMEN !"

(con approvazione ecclesiastica. Vescovo Benito Cocchi. Modena. 26.04.1998)


1.1. Sotto il consolato di Tusco e Anulino, il 12 marzo dell'anno 295 d.C., a Tebessa, fu fatto comparire nel foro Fabio Vittore assieme a Massimiliano; l'avvocato Pompeiano, autorizzato a parlare, disse: "Fabio Vittore, esattore del temo, è introdotto con Valeriano Quinziano, preposto imperiale, con il coscritto abile al servizio Massimiliano, figlio di Vittore; poiché è arruolabile, chiedo sia passato allo statimetro".

1. 2. Il proconsole Dione domandò: "Come ti chiami?". Massimiliano rispose: "Perché vuoi sapere il mio nome? A me non è lecito prestare il servizio militare, dato che sono Cristiano".

1. 3. Il proconsole Dione disse: "Accostatelo (all'asta di misurazione)". Mentre veniva preparato (per essere misurato), Massimiliano affermò: "Non posso prestare il servizio militare; non posso far del male. Sono Cristiano".

1. 4. Il proconsole Dione ordinò: "Sia misurato". Avvenuta la misurazione, fu data lettura da parte dell'incaricato: "Misura cinque piedi e dieci once (m 1,73)".

1. 5. Dione disse all'incaricato: "Riceva la piastrina di riconosci mento". Massimiliano, facendo resistenza, si oppose: "Non lo faccio, non posso prestare il servizio militare".

2. 1. Dione disse: "Fa il militare se non vuoi morire". Massimiliano rispose: "Non faccio il soldato. Tagliami pure la testa, io non faccio il soldato per questo mondo, ma servo il mio Dio".

2. 2. Il proconsole Dione riprese: "Chi ti ha messo queste idee nella testa?". Massimiliano rispose: "La mia coscienza e colui che mi ha chiamato".

2. 3. Dione si rivolse a suo padre Vittore: "Consiglia tuo figlio". Vittore rispose: "Lui sa da sé, con la propria coscienza, che cosa deve fare".

2. 4. Dione a Massimiliano: "Fa il servizio militare e prendi la piastrina di riconoscimento". Massimiliano rispose: "Non accetto la piastrina. Ho già il segno del Cristo mio Dio".

2. 5. Dione riprese: "Ti mando subito dal tuo Cristo". Massimiliano rispose: "Vorrei soltanto che tu lo facessi. Questo sarebbe anche la mia gloria!".

2. 6. Dione si rivolse all'incaricato: "Gli sia messa la piastrina di riconoscimento". Opponendosi Massimiliano disse: "Non accetto il segno di riconoscimento del mondo; se me lo apporrai, lo spezzerò, poiché non ha nessun valore. Io sono Cristiano, non mi è lecito tenere al collo una piastrina di piombo, dopo il segno di salvezza del mio Signore Gesù Cristo Figlio del Dio vivente, che tu non conosci, che ha sofferto per la nostra salvezza, che Dio consegnò come prezzo per i nostri peccati. Tutti noi Cristiani serviamo lui, seguiamo lui, principe della vita, garante della salvezza".

2. 7. Dione disse: "Fa il soldato e prendi la piastrina, sa non vuoi morire". Massimiliano rispose: "Io non muoio. Il mio nome è già presso il mio Signore. Non posso fare il soldato".

2. 8. Dione disse: "Pensa alla tua giovinezza e fa il soldato: perché questo si conviene ad un giovane". Massimiliano rispose: "Il mio servizio è per il mio Signore. Non posso servire al mondo come soldato. L'ho già detto, sono cristiano".

2. 9. Riprese il proconsole Dione: "Nella guardia d'onore dei nostri Imperatori Diocleziano e Massimiano, Costanzo e Massimo (Galerio), vi sono soldati Cristiani e fanno il soldato". Massimiliano rispose: "Essi sanno che cosa convenga loro. Tuttavia io sono Cristiano e non posso fare del male".

2. 10. Dione disse: "Quelli che prestano il servizio militare che male fanno?". Massimiliano rispose: "Tu lo sai di sicuro che cosa fanno".

2. 11. Il proconsole rispose: "Fà il soldato, per non finir male col tuo disprezzo del servizio militare". Massimiliano concluse: "Io non morirò; ma se uscirò dal mondo, la mia anima vivrà con Cristo mio Signore".

3. 1. Dione disse: "Cancella il suo nome". Dopo che venne cancellato, Dione continuò: "Poiché rifiutasti il servizio militare con spirito di indisciplina, ricevi la condanna che ne consegue, come esempio per gli altri". Quindi dalla tavoletta lesse il decreto: "È stato deciso di punire con la decapitazione Massimiliano, perché con spirito di indisciplina ha rifiutato il giuramento militare".

3. 2. Massimiliano disse: "Rendo grazie a Dio". La sua vita terrena fu di ventun annì, tre mesì e diciotto giorni. E mentre veniva condotto al luogo del supplizio, disse così: "Amatissimí fratelli, con tutte le vostre forze e con entusiasmo pieno di desiderio affrettatevi ad ottenere di vedere il Signore e meritare anche voi l'attribuzione di questa corona".

3. 3. Poi col volto radioso, disse così a suo padre: "Dà al carnefice la mia veste nuova, che mi avevi preparato per il servizio militare. Così ti accoglierò con la schiera dei santi, e così possiamo essere glorificati insìeme col Signore". Subito dopo fu sottoposto al martirio.

3. 4. La matrona Pompeiana ne ottenne dal magistrato il corpo e postolo nella sua lettiga lo trasportò a Cartagine; lo seppellì in una collina presso il Palazzo, vicino al martire Cipríano: dopo tredici giorni morì anche la matrona, e venne deposta nello stesso luogo.

3. 5. Vittore, padre di Massimiliano, tornò a casa pieno dì gioia, rìngraziando Dio perché egli aveva mandato innanzi un tale dono al Signore, lui che era pronto a raggiungerlo in seguito. Siano rese grazie a Dio. Amen.
La critica storica degli atti

La critica storica li ritiene autentici. San Massimiliano di Tebessa, nel nord Africa, diocesi di Cartagine, era presente nel calendario ufficiale dei santi della Chiesa Cattolica fin dall'antichità. In un periodo più vicino a noi, il suo nome era stato tolto dal calendario, forse per scarsità di devoti o forse per il motivo del suo martirio, la obiezione di coscienza, ritenuta ai tempi poco esemplare. Nell'ultima revisione critica, nella quale vennero tolti dall'elenco tutti i santi leggendari, cioè privi di fondamento storico sicuro, il suo nome fu invece inserito di nuovo, proprio grazie alla storicità degli "Atti" del suo martirio.


Seguono ora alcune note esplicative circa gli "Atti", per chiarire il senso di certe espressioni ivi contenute:

"arruolabile". Nell'esercito romano non c'era la leva obbligatoria per tutti, salvo per i figli dei graduati. Essendo suo padre Vittore, un graduato, Massimiliano era costretto ad obbedire alla chiamata militare

"non posso far del male". Il latino "malefacere" non ha valore soggettivo di "fare qualcosa di moralmente disdicevole", ma attivo, nel senso di "infliggere del male agli altri"; quindi si riferisce alla impossibilità per il cristiano di fare il soldato, il cui mestiere sarà pure di difendere, ma uccidendo gli altri, il che un cristiano non può mai fare
"Tagliami pure la testa". Questa ed altre espressioni di una predisposizione totale al martirio, nella prospettiva della partecipazione finale alla gloria di Cristo Signore, sono rivelatrici non di un eroe isolato, ma della normale condizione e formazione dei cristiani del tempo in periodo di persecuzione
"La mia coscienza e colui che mi ha chiamato". Quella di san Massimiliano fu una vera "obiezione di coscienza", a motivo della fede cristiana

- "Non accetto il riconoscimento del mondo... dopo il segno di salvezza del mio Signore". Qui la incompatibilità è dettata anche dal rifiuto della idolatria verso il dio imperatore; contrastante con il sigillo battesimale. Il giuramento e altri atti idolatrici erano obblígatori solo in certe categorie di militari.
"vi sono soldati cristiani". Era consentito ai già soldati, al momento della conversione, di restare tali, a condizione però di "non uccidere". Potevano mantenere l'ordine (funzione di polìzia), lavorare nel genio militare alla costruzione delle strade, gestire la posta ecc. I catecumeni e i fedeli civili non potevano, assolutamente, diventare militari. Il rifiuto dell'uccidere era altrettanto necessario del rifiuto del giuramento idolatrico: "Il soldato subalterno non deve uccidere nessuno ...e non deve prestare giuramento. Se non accetta tali condizioni, sia respinto... Il catecumeno o il fedele che vogliono arruolarsi e fare il soldato vengano respinti, perché hanno disprezzato Dio" ("Traditio apostolica" di Ippolito Romano, n. 16, diffusa nelle chiese dell'area mediterranea verso il 215-220).

- "Dà al carnefice la mia. veste nuova". Il dono del corredo militare o di parte di esso era un regalo prezioso, già testimoniato nei poemi di Omero. Qui si aggiunge il gesto del perdono e dell'amore verso il carnefice, discrimine evidente della novità cristiana
- "Pompeiana ottenne il corpo; lo trasportò a Cartagine; lo seppellì... vicino al martire Cipriano". San Cipriano era stato vescovo di Cartagine, grande "padre della chiesa", che insegnava: "Il mondo è bagnato di sangue fraterno: ecco che 1'omicídio è crimine quando sono i singoli a commetterlo, ma diventa virtù quando è compiuto in nome dello stato. L'impunità per i delitti non l'assicura il motivo dell'innocenza, ma la grandezza della ferocia" ("Ad Donatum" 6). Il seppellimento di san Massimiliano obiettore. accanto al suo vescovo Cipriano equivaleva a riconoscerlo "testimone della fede comune della chiesa" di allora.

Per approfondire l'argomento generale della pace nei primi secoli del cristianesimo, si consiglia la lettura dello studio scientifico di Pier Angelo Gramaglia "L'obiezione di coscienza nei primi secoli della chiesa" (pp. 47-64), in "I cristiani e l'obiezione di coscienza al servizio militare", a cura mia, EDB 1992, pp. 200.

Fin qui ho preferito leggere questi testi, perché da soli testimoniano che Massimiliano non era solo a pensarla così, ma è testimone che a quel tempo era la Chiesa a pensarla in tal modo.

Fonte: Movimento Nonviolento

Vedi anche al sito Peacelink

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